E
ritrovammo i nostri pensieri sulla luna, umidi e notturni. Fuggendo via
bendati da misteriosi cavalieri come Angelica, per andare a nasconderci
lontano, dentro caverne oscure, per non guardarci negli occhi, e non
ritrovarci uguali, ma così tanto diversi da cavalcare ferrovie che non
finiranno mai di separarci. Il mio senno cade giù dall'ampolla ormai
stracolma di polvere, i tuoi occhi che non vidi persi su uno scaffale
continuano a camminare ancora e ancora nella mente di una strada lavica.
Gioco di sguardi, mani nascoste, foglie appese che non si stancano di
cadere. Pochi versi per vacillare. Una guancia sfiorata dai capelli.
Orlando insegue e lentamente la ragione oscilla, un oblio sempre più
presente nella mente dell'incoscienza. Parole che si ripetono, legami
che si spezzano mentre l'Amore ritorna armato e sconfitto dalla sua
ultima battaglia, lasciando noi, inermi, su spogli accampamenti, incerti
sul primo passo da fare per annegare nella vanità. La mia armatura si
sgretola al sole sotto le tue mani, lo scudo si pietrifica al chiarore
di poche stelle, il mio corpo scompare nell'ombra senza proferire altre
parole, mentre ti lascio andare per glorificarti del tuo ultimo e mai
conosciuto bottino di guerra. Verrò io a salvarti.